Considerazioni su Modelli interpretativi

Penso che ogni società o meglio cultura, abbia sviluppato un modello interpretativo con cui spiegare la propria esistenza, strettamente legato al contesto in cui questa è andata sviluppandosi, e che ognuno di questi modelli abbia una sua logica in un contesto più ampio di visione e lettura generale delle cose.

Come può fare un cultore di tutto quello che è misurabile, quantificabile e toccabile anche solo con un dito, a cambiare rotta ed iniziare a pensare che forse non è sempre così ?

La risposta non sta in repentini ed improbabili cambiamenti di spirito, né in un qualcosa di miracoloso che mi sia capitato facendo shiatsu o studiando altre discipline; la vera risposta sta nella curiosità, nella voglia di vedere la stessa cosa da più punti di vista, nel voler sperimentare altre strade, e questo senza un approccio iniziale meccanicistico alla curiosità non sarebbe stato possibile.

Il modello interpretativo della vita che mi è stato insegnato e che fa parte della mia cultura occidentale è quasi esclusivamente meccanicistico, dove tutto deve essere misurabile. Non è probabilmente un caso se questo modello si è fatto strada in una società come la nostra " occidentale " dove la natura stessa aperta a confronti con altre culture e popolazioni esigeva risposte concrete alla soluzione dei problemi. Ancora oggi la nostra società è sempre un passo avanti nella ricerca di nuove risposte rispetto ad altre società in cui in tempi ormai remoti sono nati e si sono sviluppati altri modelli interpretativi, stando a dimostrare che forse è qualcosa che è insito nel nostro codice genetico e che se visto come una parte dell'insieme, è indispensabile per esistere e fare coesistere anche le altre parti dell'insieme stesso. Il misurare, pesare, dimostrare, è sì racchiudere e limitare la lettura delle cose e degli avvenimenti secondo un modello definito riduzionista, ma indispensabile al tempo stesso per il suo senso critico a far sì che altri modelli si possano fondere o integrare. Se è vero che lo yin e lo yang coesistono comunque, altrimenti non vi sarebbe vita e continuità, allora probabilmente anche una visione taoista o cinese ( M.T.C. ) non sarebbe esistita senza un modello meccanicista di confronto o contrapposizione, che facendo a gomitate riescano a farci evolvere. Pertanto l'idea che tutto funzioni come una macchina e che i pezzi che la compongono si possono riparare e sostituire, che questo concetto sia stato e sia tuttora guida per lo studio e la ricerca in tutti i settori compreso l'uomo ed il corpo umano, è in fondo un evento naturale e normale, una lettura o interpretazione della stessa cosa. Riduzionista, meccanicista, arrogante a volte, non priva di pregi e difetti, ma comunque indispensabile. Questo modello ci stà più o meno consapevolmente avvicinando ad altri modelli, provenienti da culture più lontane e molto diverse. Nella nostra fame di risposte ci stiamo ponendo sempre più domande a cui è sempre più difficile rispondere. Il percorso intrapreso centinaia di anni fa, ci sta avvicinando sempre più al punto di incontro con altri percorsi, iniziati anche molto tempo prima, cioè ci sta portando verso un'unica e vera interpretazione delle cose, in cui le esperienze e le acquisizioni che ogni modello ha fatto sue nel corso della propria evoluzione si fondono insieme a dimostrare che i modi per leggere, vedere, interpretare possono essere vari, ma il concetto e significato della realtà è univoco.

Nella M.T.C. dove l'uomo è inteso come microcosmo, perfettamente integrato e tutt'uno con le leggi che governano l'universo definito macrocosmo, e dove le analogie e la complementarità delle cose è la chiave interpretativa di tutto quello che ci circonda e condiziona, la strada è più diretta, nonostante la complessità della lettura legati ad antichi testi ed a modelli ora in disuso o addirittura scomparsi, anche a chi si avvicina come me per la prima volta a questo universo, si manifesta in maniera chiara che l'uomo è perfettamente integrato nel mondo, nell'universo, nella natura stessa e che come tale è governato dalle stesse leggi, dove non siamo un pezzo del meccanismo universo, che si possa sostituire o riparare ma siamo l'universo stesso. Difficile da vivere come concetto per un meccanicista e riduzionista ma non impossibile da capire.

Gli strumenti della M.T.C. sono vari, le interpretazioni che se ne possono trarre sono molteplici, come l'uso dei numeri, della teoria delle 5 trasformazioni / elementi, del bipolarismo o complementare yin/yang, ma sono i Soffi, il movimento del QI come viene definita l'energia nella M.T.C. lo strumento più antico e vicino a noi apprendisti shiatsu e che meglio riesce a trovare o ad avvicinarsi a quel famoso punto di unione dei vari percorsi che dovrebbe portarci ad una visione completa delle cose e dell'uomo. Ogni operatore shiatsu con sufficiente esperienza e pratica ha la dimostrazione quotidiana che non siamo fatti solo di carne ed ossa o pezzi da sostituire e riparare, ma che vi è un qualcosa di più sottile e profondo che regola e mantiene in equilibrio tutto il "meccanismo uomo". Ogni attento studioso o osservatore degli eventi naturali, ha di fronte la dimostrazione che vi è qualcosa di diverso dalla formula matematica che regola e mantiene in equilibrio tutto il "meccanismo universo". La comunità scientifica moderna, meccanicista e riduzionista, più o meno consapevolmente sta indirizzando le proprie ricerche verso un qualcosa che ancora sfugge ma che sembra essere molto simile ad un soffio in cui sarà possibile racchiudere il perché del manifestarsi delle cose, come ad es. lo studio della genetica stessa. Si sta sempre andando in profondità verso l'infinitamente piccolo per scoprire che forse, in maniera meno ortodossa e scientificamente corretta, un'intuizione sviluppatasi molti secoli fa non era poi così bislacca.

Se il modello meccanicista ci mostra un punto di vista puramente materiale, se il modello legato alla M.T.C. ci amplia gli orizzonti interpretativi con altri strumenti e considerando l'uomo e l'universo in perfetta simbiosi, il modello Taoista invece ci fornisce la spiegazione filosofica delle leggi che regolano il rapporto uomo / universo, in perfetta sintonia ed applicabile a tutti i modelli. Il dualismo che noi conosciamo e che mettiamo in ogni considerazione e visione possibile ed immaginabile ( buono/cattivo, alto/basso, bene/male, yin/yang etc. ) non sono altro che una differente valutazione della stessa realtà, dipende solo da dove collochiamo il nostro punto di osservazione. Per il modello taoista ad ogni azione corrisponde una reazione opposta e queste vanno entrambi valutate e prese per quello che sono. Non è possibile e tantomeno corretto valutare solo un'aspetto ad es. nella pratica shiatsu valutare lo yin senza aver considerato anche lo yang e viceversa, perché avremmo una visione distorta della realtà e comunque non completa e pertanto fuorviante. La posizione deve essere di chi guarda e si stupisce ( se ne ha la fortuna e virtù ) ed eventualmente interviene se ne ha le conoscenze e le capacità, per interagire qualora fosse evidente un non equilibrio in una condizione di dualismo, che per lo shiatsu significa intervenire laddove vi è uno squilibrio evidente, aspettando con rispetto e pazienza che avvenga il cambiamento e riequilibrio naturale senza particolari forzature nel rispetto di chi fa e riceve il trattamento. Se si riesce nell'intento di restare neutrali, si manifesta l'istinto e il rapporto tra pensiero/azione è in simbiosi simultanea. Spontanei, incondizionati, liberi da ogni modello, in cui avviene l'incontro vero tra ukè e torì.

Se la realtà ha almeno due aspetti differenti ( le famose due facce della stessa medaglia ) allora in ogni situazione è possibile stabilire una condizione ed il suo complementare ( non contrario ma di completamento ), condizione necessaria per esistere, perché il fenomeno si manifesti e prenda forma. Nel modello yin/yang tutte le manifestazioni della realtà ruotano intorno a questo concetto, in ogni condizione o situazione esiste sempre un suo opposto o complementare e sono in continuo movimento, non vi è mai una condizione yin o yang permanente. Potremmo dire che yin/yang sono due termini usati per convenzione che rappresentano la manifestazione transitoria della realtà. Il buio non sarebbe tale senza la luce, il freddo senza il caldo, il pieno senza il vuoto, l'interno senza l'esterno, il duro senza il molle etc. Nello Shiatsu questo concetto è fondamentale perché lo shiatsu stesso sia applicabile, efficace e reale. La necessità di valutare Ukè con un modello bipolare proviene dal fatto di essere sempre a contatto con situazioni mutevoli, dalla condizione yin a quella yang e viceversa, questo vale quando si valuta l'aspetto esteriore di una persona o quando si preme su un punto più o meno congestionato, in cui vi sono delle condizioni intermedie difficilmente valutabili con altri modelli perché le variabili sono molteplici, e spesso il significato ci sfugge proprio a causa della loro natura instabile. Lo yin/yang nel nostro caso serve a definire una situazione patologica che tende ad isolarsi accidentalmente dall'organico; si dice allora che l'equilibrio yin/yang è alterato a vantaggio di una condizione + yin / -yang oppure -yin / +yang. E' riduttivo usare la definizione yin/yang solo per classificare sintomi, situazioni, atteggiamenti o cibi; lo scopo per me più importante è quello di strumento per descrivere i meccanismi responsabili delle relazioni degli elementi tra loro, cioè di stabilire il movimento che li unisce e di poter di conseguenza intervenire nella giusta direzione per ristabilire armonia in ogni manifestazione reale.

Tiziano Pellati